Il coinvolgimento dei familiari dei soggetti fragili nelle RSA è importantissimo e l’approccio è cambiato profondamente con il passare degli anni: è diventato più consapevole. Ad accentuare il valore del ruolo delle famiglie ci ha pensato anche la pandemia.
Il Covid-19 ha colpito duramente ogni Residenza Sanitaria Assistenziale: sia per il numero di contagi che è stato molto elevato, sia per l’isolamento dei pazienti che per mesi non hanno potuto ricevere visite.
C’è, poi, un altro aspetto spesso trascurato: il senso di impotenza, preoccupazione e sofferenza vissuto dai familiari che hanno potuto vedere i propri cari solamente attraverso lo schermo di un device elettronico.
La pandemia, insomma, ha fatto aprire gli occhi di fronte a un tipo di supporto che non può mancare in una RSA: quello psicologico alle famiglie degli assistiti.
Cosa fa uno psicologo in una RSA?
La figura professionale dello psicologo non può mancare in una residenza sanitaria per soggetti fragili. Offre supporto agli ospiti e allo staff, e crea piani di accompagnamento su misura affinché ogni assistito riesca a inserirsi in modo armonico.
Ma il ruolo di uno psicologo in una Residenza Sanitaria Assistenziale non si limita all’aiuto fornito ai pazienti: il supporto è rivolto anche ai parenti delle persone fragili. Anche prima dell’emergenza causata dal Covid-19, che, come anticipato, ha interrotto le visite e provocato grande preoccupazione, erano tante le domande a cui le famiglie non riuscivano a trovare risposta.
“L’RSA è la scelta migliore? È davvero una valida alternativa alla vita in famiglia?”
“Il mio parente si troverà bene nella struttura?”
Lo psicologo è in grado di intraprendere con i familiari un percorso mirato all’accettazione del passaggio di separazione. Benché, infatti, i parenti sappiano bene che il proprio caro riceva cure 24/7 (un’assistenza che a casa non potrebbe avere), spesso faticano ad adeguarsi alla lontananza. Uno specialista è in grado di presentare la nuova condizione familiare come un’alleanza fra la struttura e la famiglia, non come un distacco.
Lo psicologo nelle RSA: per combattere le barriere
La distanza non è una barriera, e lo psicologo aiuta le famiglie dei soggetti fragili a far proprio questo pensiero, ad abbracciarlo.
Sono tante le emozioni che possono nascere dal distacco da un parente: dalla preoccupazione all’impressione di impotenza, fino alla perdita e anche al senso di colpa. E questi sentimenti possono persistere nonostante la garanzia dell’offerta di servizi per il benessere della persona e le iniziative delle strutture per far sì che i contatti familiari rimangano frequenti e gli affetti forti (telefonate, videochiamate, filmati e visite). Ecco, dunque, che il supporto psicologico diventa fondamentale: non solo perché guida le famiglie nel percorso di accettazione del distacco, ma anche perché il professionista accoglie e condivide il loro carico affettivo.
Lo psicologo, insomma, è una figura che fa da tramite fra gli ospiti all’interno delle RSA e i parenti all’esterno: questi ultimi, tramite il giusto supporto, si rendono conto di poter essere parte attiva del benessere del proprio caro in struttura.